Nel corso della quarantena la città si è fermata, ma Liberare Roma no: la rete è cresciuta?
“La piattaforma è nata per costruire un percorso pubblico sulla città e si è dovuta confrontare con la situazione. Abbiamo messo al centro due questioni: essere punto di riferimento delle attività di welfare cittadino dal basso, continuando però a lavorare in funzione del programma e della partecipazione al processo avviato. Abbiamo avuto tanti incontri online e contributi differenti, come la cantante Tosca che ha aderito al percorso sulla ricostruzione degli spazi culturali. Penso al dibattito sulla Scuola portato avanti con insegnanti, genitori, con Peppe De Cristofaro, Lorenzo Fioramonti e Massimiliano Smeriglio; oppure al primo maggio in collegamento con Mimmo Lucano, sui temi della crisi sociale”.
E poi il dialogo con le forze di centrosinistra…
“Abbiamo dibattuto online con Andrea Casu e Paolo Cento sul futuro politico della città. Penso ci sia la volontà da parte del Pd e di Sinistra Italiana, assieme a Liberare Roma, di realizzare una campagna elettorale a partire dai quartieri, per una coalizione costruita sull’iniziativa pubblica e non con un tavolo tra nomenclature di partito. Per uscire dalla crisi serve un patto pubblico e penso che Liberare Roma possa essere un buon terreno su cui costruirlo”.
Qual è a suo avviso il bilancio della gestione della città in questa emergenza?
“Si sono mostrate le difficoltà di un welfare a pezzi e del mancato rapporto con i Municipi che si sono dovuti attivare autonomamente come abbiamo fatto noi in VIII con la rete Municipio Solidale. Si è affrontata la crisi con sostegni a singhiozzo in una città fondamentalmente in autogestione. Vediamo i limiti di una macchina amministrativa che è stata ancor più burocratizzata. Così si impoveriscono gli spazi pubblici, il commercio e la socialità. Si deve scegliere di investire sul locale, un cambio di passo anche per l’immagine della città a livello internazionale”.
È stata contestata la scelta della Sindaca che ha delegato per il IV Municipio la stessa Presidente appena sfiduciata, così come fatto un anno fa in Municipio XI. Qual’è la sua opinione in merito?
“Roma è tornata indietro di vent’anni sul tema del decentramento. Le deleghe lasciate ai presidenti uscenti sono la conferma che si relega il Consiglio Municipale ad un ruolo velleitario: meglio un fedelissimo alla guida piuttosto che dare seguito alle decisioni di un organo politico”.
Per Liberare Roma ancora però non c’è una vera e propria guida, vogliamo sciogliere la riserva?
“Mi sto dedicando a questa sfida perché penso che anche il futuro del Municipio VIII passi per la rigenerazione della politica cittadina. Metto a disposizione il mio contributo senza mire personali. Sui nomi ci arriveremo, il tema sarà capire se gli altri componenti accetteranno la campagna su Roma come un fatto pubblico e condiviso. Alla eventuale coalizione servono dei passaggi strategici, come la data delle primarie per un candidato Sindaco e per i Municipi”. Leonardo Mancini