Una regressione?
Una violazione dei diritti fondamentali. Trovo inaccettabile che si sia scaricato e si continui a scaricare su di noi e sui minori, e più che negli altri Paesi, il peso di una pandemia senza cercare soluzioni alternative.
Perché ne è così certa…
Con la sospensione della didattica a scuola e i figli a casa, le donne stanno pagando di più la reclusione domestica anche post lockdown. Visto che sono meno garantite e pagate rispetto ai mariti nella maggior parte delle famiglie è toccato a loro restare relegate in casa per fare le casalinghe e le docenti a tempo pieno. Soprattutto se mamme di bambini tra i cinque e i dieci anni. Come non bastasse sono più che raddoppiate le segnalazioni di maltrattamenti ai loro danni. Anche se, forse per la paura delle “distanze” troppo ravvicinate coi partner, le denunce sono diminuite.
Colpa di chi?
Del welfare sociale. Un esempio: in Francia le scuole sono state riaperte da una settimana circa iniziando dai più piccoli. Noi viviamo ancora nell’incertezza, non sappiamo nemmeno cosa succederà a settembre. Una riapertura più celere avrebbe dato sollievo alle famiglie, e appunto, in particolare alle donne. Il bonus baby sitter, tra l’altro più fruibile per chi poteva permettersi di anticipare stipendi, ha solo parzialmente tamponato. Anche perché per le famiglie non è facile trovare baby sitter che abbiano anche la preparazione per i compiti. E la didattica a distanza, soprattutto per i più piccoli ha funzionato a macchia di leopardo.
Centinaia di “donne e uomini della società civile” stanno firmando una petizione per chiedere di cominciare subito a organizzare non solo la riapertura delle scuole con interventi immediati sull’edilizia scolastica, ma anche una gestione formativa durante l’estate che consenta a entrambi i genitori di lavorare, concorda?
Su tutti i punti. Si tratta di una petizione indirizzata alle ministre Lucia Azzolina ed Elena Bonetti, rispettivamente all’Istruzione e alle Pari Opportunità, e riporta il senso di angoscia e di spavento da parte delle madri, che da febbraio gestiscono una situazione che se non trova a breve una soluzione adeguata determinerà una fuoriuscita definitiva dal mondo del lavoro di molte donne e produrrà gravissimi effetti sui minori.
I papà agevolati?
Hanno mantenuto, anche se non tutti, più facilmente il loro già più solido legame con l’attività lavorativa. Non a caso le mamme tedesche hanno chiesto 8mila al Governo per il lavoro domestico in lockdown.
Qual è la ricetta per uscirne…
Bisognava approfittare della chiusura delle scuole per effettuare interventi immediati sull’edilizia scolastica o comunque pensare ad un piano che consenta il rispetto del distanziamento sociale senza stravolgere le strutture, pensando diversamente l’orario di lavoro, riducendo gli effettivi nelle scuole, aumentando il numero di docenti se necessario. E fornire, da subito, più mezzi di sostegno alle famiglie durante la pandemia. Più tablet, più pc. In assenza è già cresciuto il dislivello culturale. Le famiglie più sfavorite economicamente e culturalmente hanno avuto meno opportunità con la didattica a distanza. E poi occorre programmare la fase estiva per il periodo in cui i genitori dovranno tornare a lavoro.
Ci sono sempre i nonni.
E’ questo il punto più debole. L’Italia è un paese che si regge sui nonni. Sono sempre stati il perno dell’economia delle famiglie. Ma l’emergenza Covid ha sconsigliato contatti con i nonni, proprio per non esporli a rischi. E l’equilibrio si è spezzato. In compenso gli aiuti – dai bonus alle casse integrazioni etc… – stanno accumulando troppo ritardo. E le donne restano a casa, neanche tanto in sicurezza.
Più maltrattamenti?
Le chiamate ai centri antiviolenza sono aumentate del 73 per cento, confrontando lo stesso periodo con quello del 2019. E il Lazio e Roma sono stati in linea. Il tasso di incidenza delle chiamate anche da noi è passato dal 6,8 al 12,4 per 100.000 abitanti. Più segnalazioni per violenze su donne, ma anche sui minori. Ma sono diminuite le denunce, perché è più difficile denunciare col violento in casa. La coabitazione forzata spegne il coraggio. A Roma abbiamo avuto casi di donne che avevano allontanato il partner che hanno hannodovuto riaprire le porte di casa ai mariti violenti perché non sapevano a chi lasciare i figli quando costrette a lavorare. Senza contare che la presenza costante a casa dei figli ha aumentato esponenzialmente i casi dei minori vittime di violenze assistite.
Qual è la soluzione?
Lancio un appello non solo al Governo ma anche alla Raggi, sindaca della capitale e mamma affinché si mettano in sicurezza le scuole comunali e si lavori sin d’ora per una riapertura imminente. Il riavvio del lavoro andava calibrato con la riapertura delle scuole. E così non èstato. Ora non facciamoci trovare impreparati, almeno per settembre. Bisogna adeguare e mettere in sicurezza gli istituti scolatici. Riapertura delle scuole significa anche centri estivi e supporto alle famiglie.