Lettini e ombrelloni distanziati, barriere di plexiglass, vetrate di protezione e mascherine per gli operatori. Sono alcuni degli interventi che gli stabilimenti balneari sono pronti ad attuare se il governo glielo permetterà, pur di salvare l’incerta estate del coronavirus. Una stagione che non parte sotto i migliori auspici, considerata anche la recente nota del ministero della salute che ha annunciato il rinvio dell’apertura (di norma fissata per il primo maggio) a causa del posticipo dei campionamenti delle acque.
Tra i diretti interessati agli sviluppi dell’emergenza, gli operatori balneari sono in prima fila. «Ci stiamo organizzando per non farci trovare impreparati quando (e se n.d.r.) sarà possibile aprire – spiega Mario Gangi, presidente del sindacato balneari Comfcommercio Lazio Sud che conta circa 350 stabilimenti sul litorale della provincia di Latina –. Siamo al lavoro per prevedere un eventuale assetto diverso degli stabilimenti ed escludere ogni possibilità di contagio nelle strutture balneari durante la stagione estiva. Oltre alle sanificazioni quotidiane delle attrezzature da svolgersi anche più volte al giorno, siamo pronti a prevedere distanze di sicurezza tra ombrelloni, sdraie e lettini, installazioni di schermi di plexiglass alle casse, uso di mascherine da parte del personale, utilizzo di contenitori monouso per bevande e cibi. Studiamo anche la possibilità di istituire delle fasce protette a numero chiuso nelle ore mattutine per anziani e soggetti a rischio, per tutte quelle persone ritenute più fragili alla contaminazione del virus. Questi interventi “pensati”, costituiscono una prima iniziativa per farci trovare pronti quando e se il governo indicherà delle misure da adottare. Dobbiamo comunque considerare che il sole, la salsedine e l’ambiente marino sono per natura nemici dei batteri e virus, quindi non è escluso che le incombenze di sanificazione a cui noi oggi siamo orientati possano considerarsi assolte per ragioni naturali. Ovviamente ci saranno studi opportuni e direttive chiare dalle istituzioni che aspettiamo di conoscere».
L’intervento del presidente, di contro palesa una reale preoccupazione. «Faremo tutto ciò che sarà necessario per essere pronti e assolvere le prescrizioni. Purché non si salti l’estate – spiega Gangi –, perché in caso contrario per noi significherebbe il 100% del fermo essendo un’attività stagionale e quindi non recuperabile. Il tutto mentre il settore vive una fase estremamente preoccupante legata ai rinnovi delle concessioni e l’applicazione della legge Bolkestein. Inoltre, se fosse disposta la chiusura delle strutture balneari, ci sarebbe un problema di portata generale che ricadrebbe direttamente su aspetti sociali. Sarebbe tutto molto complicato anche in termini di sicurezza. Meglio quindi una situazione controllata attraverso gli stabilimenti piuttosto che le strutture chiuse e con la gente che va dove gli pare. Ad oggi ci troviamo comunque in una fase esplorativa in quanto anche le spiagge e gli arenili sono interdetti, quindi è impossibile spingersi in aspetti progettuali. Resta la necessità di iniziare a valutare il da farsi per evitare di arrivare nel pieno della stagione a rincorrere le prescrizioni governative a cui diventerebbe, a quel punto, complicatissimo dare seguito. Penso ad esempio ad interventi da apportare in strutture situate in aree protette, questi richiedono del tempo. È importante quindi che adesso, oltre al contingente, si pensi anche al dopo, che tutti ci auspichiamo sia prossimo».