Sposarsi ai tempi del Coronavirus. Che sia in Chiesa o in Comune, si può solo se strettamente necessario e alla presenza dei soli testimoni e del celebrante. Tutti a distanza di sicurezza e con la mascherina. Ma non per tutti è la scelta migliore. C’è chi sogna il grande giorno con parenti, amici, vestito da sposa, fotografo, viaggio di nozze. Ed è costretto a rimandare la data o a mantenerla incrociando le dita se è successiva ai giorni di chiusura stabiliti dal decreto, sperando che tutto torni presto alla normalità. Ascoltando le testimonianze dell’esercito dei promessi sposi che intendeva convogliare a nozze questa estate, vengono fuori le storie più disparate. Tra queste c’è chi racconta di aver ordinato le fedi e averle ricevute con la data ormai saltata, chi ha già inviato partecipazioni non più valide e chi ha anche perso dei soldi. Se ci sono fornitori che hanno chiamato di loro iniziativa gli sposi per rassicurarli della loro disponibilità ad ogni cambiamento, ce ne sono altri che non hanno mostrato la stessa collaborazione. Alcuni promessi sposi, ad esempio, raccontano di aver avuto problemi con i ristoratori: nel momento in cui hanno rinviato la data si sono visti aumentare il prezzo pattuito e alcuni hanno anche perso la caparra annullando l’evento previsto per un periodo fuori dal decreto al momento in vigore. Problemi anche con i viaggi di nozze che hanno costretto alcuni a partire lo stesso, anche senza nozze. «Per ora ho avuto problemi legati al viaggio previsto per l’addio al nubilato – racconta Simona della provincia di Latina -. Con un gruppo di amiche avevamo deciso di andare in Spagna il weekend del 25 aprile e la compagnia aerea ci ha fatto un voucher per un altro volo valido solo per il 2020. Se le restrizioni dovessero restare oltre l’anno, il prezzo sarebbe diverso. Per il ristorante avevamo bloccato una data a giugno e da luglio partiva il tariffario nuovo». Angelica, di Roma, ci spera ancora: «Per ora non abbiamo rimandato – racconta -. Ci dovremmo sposare a settembre e speriamo che la data resti. Siamo fermi con tutti i documenti, tranne quelli che si possono fare per e-mail, ma speriamo tutto passi presto. Abbiamo comunque un piano B con una nuova data».
Qualcuno si è sposato. Le lacrime dei genitori via web
Tra le storie di chi ricorderà per sempre il giorno del matrimonio (e non solo per aver detto Sì) c’è quella di Anna e Alessio, di Roma, e di Alberto e Marsella, di Sabaudia. La prima coppia ha ricevuto una telefonata dal Comune: “Vi volete ancora sposare?”. Ed ha accettato di ripensare il grande giorno, tenendo a mente che il matrimonio è prima di tutto una promessa tra due persone. Dopo il rito al Campidoglio, le foto nella piazza di Spagna deserta. Alberto e Marsella, invece, hanno avuto un permesso speciale dal Prefetto a causa della scadenza del permesso di soggiorno della promessa sposa, russa. Con le mascherine e ad un metro di distanza hanno rinunciato a tutto diventando marito e moglie davanti a due testimoni. Niente parenti, niente riso e niente fotografo. A immortalare il giorno del Sì un cellulare poggiato sul tavolo, da cui hanno potuto girare un video. Le uniche foto le hanno scattate i testimoni, appena fuori dal Comune, che li ritraggono con le mascherine sul viso mentre si danno il primo bacio da marito e moglie. I genitori di Marsella hanno assistito dalla Russia tramite videochiamata, e anche il momento delle lacrime di commozione è stato in remoto. «Ci sarà il momento di festeggiare – racconta Alberto – e lo faremo con una festa in riva al mare».