“Mi chiamo Mario Làzzari e sono ormai un pensionato di 67 anni.
Nel 2003 rimasi molto impressionato dall’inaspettata, improvvisa morte di Alberto Sordi; ne fui costernato, sgomento ed addolorato, benché ormai cinquantenne.
La disperazione armò la mia (pseudo) ispirazione creativa e, ben presto, scrissi (per me stesso e solo per me stesso) alcune riflessioni su quell’attore, per rileggermele e per stare ancora un pò in sua compagnia.
Col passar dei giorni quelle riflessioni divennero un specie di poesia che, via via, “accomodai” in un sonetto “trilussemulo”.
Ora io ve la renderò nota affinché possiate giudicarla e valutarla, per vostra informazione:
SORDI ASSORDANTE dal 23 febbraio 2003
Il sole…, stralunato…, impallidito…,
tra nuvole romane mostra faccia
e, incredulo per quello che ha sentito,
afflitto e sconsolato affanno affaccia.
L’occhio del Colosseo, avo impietrito!,
fruga le vie cercando, opaco, traccia
della romanità; ammutolito
aspetta che il “silenzio nero” taccia.
Colmi di umanità, quei tuoi “tesori”,
belli, in essenza, dei figli del Belli,
rendi all’umanità fatta di cuori;
per chi t’abbia capito oggi non muori,
ma scopre che “la pasta tua” è di quelli
che rende gli altri solo spettatori.
Ciao albertonissimo,
Questo è quanto!
Ora, io sono qui a scrivervi, nella speranza che un giornale romano, (proprio come Sordi!), lo voglia, lo possa e lo debba (credo!) ricordare a tutti i suoi lettori , fra i quali. ci sono ancora quelli debitamente innamorati di quell’immagine e di quelle immagini. Faccio tutto questo non certo per una qualsivoglia microrinoscenza o frenetica vanteria di vanagloria come riscontro, ma puramente per una ammirazione forse spropositata ma spontanea, verso chi non c’è (forse!) più!
Il prossimo 15 giugno 2020 sarà il centenario della nascita del trasteverino eccellente; credo sia una occasione molto valida per ricordarlo intrattenedosi col suo ricordo. Un piccolo spazio giornalistico per una breve poesia è solo un suggerimento senza impegno ne, tantomeno, pretese!
Tanto il mio cuore mi diceva che vi dovessi, l’ho messo a tacere!
Grazie per la pazienza prestatami, non credevo ne avreste avuta così tanta!
Mario Làzzari