Lo rileva una indagine della Nielsen, colosso mondiale nelle ricerche di mercato, condotta ad aprile in Italia, Sud Africa, Regno Unito, India e parte degli Stati Uniti (NY e California) su fumatori con età dai 18 ai 69 anni. In particolare, le restrizioni dovute all’epidemia, “hanno avuto un impatto molto negativo sulla vita quotidiana delle persone generando ansia e stress. Tutto ciò vale in particolare per i fumatori italiani. Le ripercussioni, mentali e fisiche, di questi provvedimenti si sono rivelate particolarmente pesanti per i milioni di fumatori che, per far fronte allo stress, hanno aumentato il loro consumo di tabacco”. Così afferma la nuova ricerca condotta commissionata dalla Foundation for a Smoke-Free World (la Fondazione per un mondo libero dal fumo), che ha analizzato l’impatto della quarantena sulle abitudini dei fumatori. Oltre due terzi degli intervistati ricorrano al tabacco e alla nicotina come mezzo principale per far fronte a stress e ansia.
Ecco alcuni dei principali risultati
IMPATTO SULLA SALUTE MENTALE
In Italia, il 29% dei fumatori afferma che il distanziamento fisico ha avuto un impatto molto negativo sulla loro vita. La percentuale è più alta se consideriamo solo le donne (35%) e più bassa tra gli uomini (24%). E all’estero? Riferisce di aver subìto la “mazzata” da quarantena il 35% degli intervistati in India, per il 29% in Italia, per il 24% in Sudafrica, per il 39% nel Regno Unito, fino ad arrivare al 43% negli Stati Uniti). Inoltre, le paure più diffuse sono risultate essere legate alla possibilità di ammalarsi, di essere ricoverati in ospedale e alla gestione di stress e ansia.
SI FUMA DI PIÙ IN QUARANTENA
Circa le metà degli intervistati italiani (48%) fuma o svapa normalmente per combattere lo stress, mentre il 27% ha fumato o svapato di più in periodo di quarantena. Altre attività utilizzate per combattere lo stress sono: esercizi fisici (45%) e hobby vari (44%). Il 13% fa ricorso all’alcol, mentre all’estero la percentuale di chi beve per combattere lo stress aumenta fino al 34% nel Regno Unito e fino al 38% negli USA. Molti fumatori in Italia, il 45%, hanno mantenuto o aumentato il consumo di nicotina e tabacco durante questo periodo di restrizioni (Stati Uniti, 57%; Regno Unito, 44%; Sudafrica, 64%; India, 74%). Si sono notati maggiori consumi erano nei Paesi dove le autorità hanno posto divieti sull’acquisto di tabacco e alcol (India e Sudafrica): ciò potrebbe suggerire abitudini di acquisto alterate tra gli intervistati in quei Paesi.
PAURA DI CONTAGIARSI
Circa 1 su 4 (26%) tra i fumatori di sigarette tradizionali crede che il fumo aumenti il rischio di contrarre il Covid-19. Solo 1 su 5 (21%) crede ci sia maggiore rischio di contagio legato allo svapare. Le paure più diffuse sono risultate essere legate alla possibilità di ammalarsi, di essere ricoverati in ospedale e alla gestione di stress e ansia. Le percentuali quasi raddoppiano se si considerano gli intervistati risultati positivi al COVID-19 o che vivono con qualcuno che ha contratto il virus. Per loro le restrizioni hanno avuto un impatto negativo ben più significativo: in India per il 75%; in Italia per il 56%, in Sudafrica per il 45%; nel Regno Unito per il 68%; negli Stati Uniti per il 76%.
SCORTE DI TABACCO PER PAURA DI NON TROVARLO
Incrementano gli acquisti di tabacco e nicotina: un terzo dei fumatori tradizionali (33%) e il 38% degli utilizzatori di prodotti a rischio ridotto hanno acquistato di più rispetto al periodo precedente al lockdown (la “chiusura” totale) per paura della chiusura dei tabaccai e altri negozi di riferimento, della scarsa disponibilità di prodotti e della difficoltà a uscire di casa. Molti consumatori di tabacco, sigarette tradizionali e sigarette elettroniche hanno riferito di temere che i negozi avrebbero esaurito i loro prodotti abituali. Questa paura, combinata con l’ansia di non poter uscire di casa, avrebbe spinto in molti casi i fumatori di sigarette a fare delle scorte (Stati Uniti, 45%; Regno Unito, 38%; Italia, 33%; Sudafrica, 32%; India, 50%).
AUMENTO DEL RISCHIO DI FUMO PASSIVO
Prima del lockdown, circa un terzo (61%) degli intervistati italiani che usano tabacco combustibile lo facevano in casa. La percentuale è salita al 71% nel periodo delle restrizioni, con conseguente aumento del rischio di esposizione al fumo passivo per chi vive con i fumatori.
TENTATIVI DI NON FUMARE
In Italia, il 37% dei fumatori tradizionali ha preso in considerazione la possibilità di smettere di fumare durante il lockdown. Il 18% ha effettivamente provato a farlo.