Da 5stelle a stelle cadenti il passo è breve. O, almeno, sembra esserlo a Roma. Nella capitale, infatti, tornano a riflettersi le tante contraddizioni interne al Movimento e anche le fibrillazioni nazionali arrivano a riversarsi sui municipi romani. Dopo il III, l’VIII e l’XI, questa volta è il IV municipio a pagare lo scotto delle tante diverse anime degli esponenti grillini. Che vanno in scena al Tiburtino con una mozione di sfiducia nei confronti della presidente Roberta Della Casa firmata dai 15 consiglieri, compresi quindi tutti quelli del suo gruppo di maggioranza. E se nel testo della mozione si attribuisce ufficialmente la causa di questa crisi a una gestione di fatto accentrata dell’amministrazione municipale, resta difficile non intravedere dietro questo gesto il tentativo di cacciata di una presidente indicata come la ‘pupilla’ della sindaca Raggi e spesso vista dagli attivisti locali come un corpo estraneo, iscritta dal 2013 e non una militante della prima ora.
La posizione della Presidente – “Non credo di essere stata accentratrice – ribatte Della Casa -. La politica dovrebbe andare oltre le caratteristiche personali. Credo invece di aver onorato il mio mandato e fatto tutto il possibile. Questo non significa che sia tutto risolto, ma ho dato ai cittadini risposte in linea con il programma elettorale”. Ma a far pesare l’ago della bilancia sembrano essere proprio i rapporti con la sindaca. La quale, si sa, ormai non gode più dei favori dei vertici nel suo non-partito. I legami con Di Maio sono freddi da tempo e lo stesso vale per gli altri big romani, da Taverna a Di Battista. E certo non gioca a suo favore nemmeno l’interim a Vito Crimi, ex collega parlamentare di Roberta Lombardi, antagonista per eccellenza della sindaca. Tutti uniti nel dire no a un Raggi-bis.
La “pupilla”della Raggi – In questo valzer di umori e correnti interne, rischia di farne le spese proprio la minisindaca del Tiburtino. Anche se lei ad essere etichettata come la delfina della Raggi non ci sta. “Credo che venga visto come un rapporto privilegiato ma non lo sia realmente. Possiamo avere un legame umano e di grande stima reciproca, ma la sindaca si impegna con tutti i territori”. Rimane un nervo scoperto anche il rapporto con Monica Lozzi, la presidente del VII con la quale Della Casa non ha certo usato giri di parole quando ha annunciato di voler correre per il Campidoglio. “Ribadisco quanto detto e non credo di essere stata scorretta. Si è esposta e dovremmo capire da chi sarebbe appoggiata la sua candidatura. La trasparenza ci contraddistingue da sempre e mi aspetto anche ora la stessa cosa”.
Villa Farinacci, la goccia che ha fatto traboccare il vaso– Certamente la presidente Della Casa non ha mai nascosto la sua determinazione nel portare avanti le iniziative da lei ritenute giuste. Manifestando una personale idea di città, improntata sulla cultura e sulla centralità delle periferie. Che sia stata proprio questa ambizione a isolarla? “Vado fiera degli investimenti fatti. Quando sono arrivata ho trovato zero euro sul bilancio municipale per spese su cultura e attività didattica. Mentre la possibilità di un cambiamento tra centro e periferia è possibile solo se si riscatta quest’ultima con la cultura. Non credo sia questo a non piacere. Nella mozione si indica come causa scatenante il bando e le risorse per Villa Farinacci. Se ridurre quell’importo potesse ricucire il dialogo dentro il municipio, si potrebbe valutare questa ipotesi, ma solo perché siamo in una contingenza. La mia porta è aperta, se il problema è limitato al bando se ne può discutere. Se il punto invece non è questo, allora certo non ritengo giusto buttare all’aria dei principi nei quali credo per scendere a un compromesso politico. Non potrei sottostare a un ricatto morale a danno dei cittadini. Tornerò a servire il mio territorio per dare continuità a quanto fatto fino ad oggi”.
Gli scenari possibili – Una continuità che potrebbe essere garantita dall’incarico di sub commissaria che si profilerebbe per la minisindaca in caso di caduta del municipio. E chissà se questo ruolo non lasci intravedere una futura carriera politica. “Non so predire il futuro. Credo in quello che faccio. Se in futuro dovessero aprirsi ruoli per continuare a perseguire i miei obiettivi sarebbe positivo. Se invece così non dovesse essere, non finirebbe certo la mia vita. Non ho velleità politiche Per il municipio, invece, mi auguro ci possa essere un riflessione da parte di tutti i firmatari. Per me cambia poco, perché continuerò a lavorare per gli obiettivi 5stelle in un’altra forma. Dal punto di vista del Municipio, invece, sarebbe un fallimento aver lottato tanto per poi riconsegnare le chiavi del territorio a quelli di prima”. Barbara Laurenzi