LA PUNTA DELL’ICEBERG
Il Piano di Zona di Monte Stallonara rappresenta solamente la punta dell’iceberg di un problema molto più ampio. Sotto c’è un cortocircuito che si è esteso su una consistente fetta degli oltre cento insediamenti di edilizia agevolata e convenzionata sparsi per Roma. E su cui la Procura ha aperto diversi fascicoli e chiesto rinvii a giudizio: i prezzi di vendita e di affitto, in sostanza, sarebbero stati superiori ai cosiddetti prezzi massimi di cessione stabiliti dal Comune. Nel caso di Monte Stallonara le violazioni commesse, oltre ad essere al vaglio della magistratura per le possibili implicazioni penali, sono in primis di natura amministrativa. Gli alloggi realizzati dovevano infatti essere affittati per almeno 15 o 25 anni prima di essere venduti. Le tre coop, però, prima del termine dei cantieri si sono servite di un intermediario – una quarta cooperativa – con cui hanno stipulato dei preliminari di vendita, diversamente da quanto avevano dichiarato nell’offerta con cui hanno partecipato al bando regionale del 2003 e grazie alla quale hanno ottenuto i finanziamenti. Soldi che dovevano essere decurtati dai canoni di locazione pagati dagli assegnatari, per renderli meno onerosi.
NUOVE SANZIONI DIETRO L’ANGOLO
La Regione, intanto, ha fatto capire che nei prossimi mesi arriveranno provvedimenti del genere anche su altri Piani di Zona in cui è stato riconcentrato tale meccanismo illegittimo. Sanzioni che si traducono in un tesoretto da mettere sul piatto. Sia per mantenere le agevolazioni sugli immobili, tramite i fondi già stanziati, sia per completare, grazie alle somme restituite e alle quote di finanziamento congelate, gli interventi costruttivi e le opere di urbanizzazione in quei Piani rimasti in parte sulla carta.