Il settore agricolo è da sempre importante traino dell’economia del Lazio. In questi giorni di emergenza sanitaria per il Coronavirus, la produzione agroalimentare è ancora permessa per garantire i continui rifornimenti, ma terribilmente a rischio. “L’agricoltura è alla base dell’economia italiana, eppure ci sentiamo messi in un angolo”, spiega amareggiato Stefano Giammatteo, presidente dell’Associazione Aspal – Associazioni produttori agricoli del Lazio. “La cosa più difficile è trovare braccianti per il raccolto. Gli agricoltori stanno lavorando da soli pur di non far marcire nei campi intere colture e fornire con regolarità prodotti freschi e materie prime. Con lo stop ai mercati rionali e ai banchi stagionali per i produttori, per molti è più difficile vendere i propri prodotti e solo alcuni si sono organizzati con la vendita a domicilio. L’ideale sarebbe un accordo regionale che favorisca lo smercio di prodotti locali nei supermercati del Lazio, per mettere in vendita soprattutto frutta e verdura proveniente dai campi coltivati in zona e sostenere così la filiera locale”, afferma Giammatteo che incalza “Nel frattempo stiamo raccomandando ai consumatori di comprare solo prodotto italiano”. IN CRISI IL FLOROVIVAISMO Il settore del florovivaismo rischia di pagare caro il blocco delle vendite. Disperato è l’appello di chi produce e vende fiori, che vede sfumare il lavoro e i relativi guadagni proprio durante la primavera. “L’emergenza che stiamo vivendo ha fatto perdere già svariati milioni di euro al settore florovivaistico e a quello orticolo, poiché le persone hanno cambiato le abitudini della spesa alimentare e comprano meno prodotti freschi. Dovendo fare una spesa “di scorta”, si acquistano alimenti a lunga conservazione a discapito di quelli facilmente deperibili” spiega Giammatteo. Secondo il presidente Aspal ciò che preoccupa maggiormente gli agricoltori è la stagione a venire. “Stiamo lavorando per mandare in produzione frutta e verdura estiva, ma c’è il serio pericolo che non si riesca a vendere. Quello che chiediamo è un piano per le eccedenze, per far arrivare i prodotti agricoli anche fuori regione”, afferma Giammatteo. Vino, kiwi e olio sono tra i prodotti d’eccellenza del Lazio e rischiano di restare al palo. Gli agricoltori sollecitano provvedimenti europei, per avviare scambi commerciali su tutto il territorio e all’estero. “Per riprenderci da tale crisi, abbiamo bisogno di ridurre i costi di produzione: Regione e Governo dovrebbero defiscalizzare gli oneri sociali contributivi sulla manodopera stagionale e reintrodurre l’Iva agevolata per il comparto agricolo, ora più che mai in difficoltà”, conclude Giammatteo.
Ristoranti chiusi, il vino ti arriva a casa
Anche il mondo vitivinicolo sta vivendo serie difficoltà. La chiusura di locali, alberghi e ristoranti ha sottratto un naturale sbocco per le produzioni vinicole. La filiera del vino – che riunisce Confagricoltura, CIA, Copagri, Alleanza delle Cooperative Italiane, Unione italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi – ha fatto appello alle istituzioni per chiedere maggiore flessibilità su autorizzazioni per gli impianti viticoli, ristrutturazione dei vigneti, investimenti e promozione per liberare risorse a favore del settore. Federico Artico, giovane viticoltore romano, resta positivo e spiega: “Mi posso ritenere fortunato poiché non lavoro con un prodotto deperibile. Il problema per una realtà come la mia, che non lavora con la grande distribuzione, è ritrovarsi da un giorno all’altro con quasi tutti i clienti costretti a chiudere le attività. La natura però non ci aspetta, anzi quest’anno l’ondata anomala di caldo ha anticipato il germogliamento. Per limitare i danni ho cercato di attivarmi subito per cambiare la tipologia di vendita con la consegna a domicilio, facendo squadra con le realtà di ristorazione della mia zona”.