L’INIZIATIVA – Oggetto del contendere le panchine presenti in quello che rappresenta, per gli abitanti della zona, un luogo di passaggio e di incontro. Come preannunciato da un manifesto che invitava a partecipare all’iniziativa (“Una piazza per essere chi siamo”), tali arredi urbani domenica 22 novembre sono stati ridipinti, alla presenza tra gli altri della presidente Del Bello, con i colori della bandiera LGBT. Alla base dell’iniziativa, una mozione del 29 settembre con cui si impegna il Municipio 2 ad “individuare spazi idonei nei quali realizzare le così dette panchine arcobaleno al fine di contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica sul riconoscimento pieno dei diritti e delle tutele delle persone LGBTQ+ e per contrastare le discriminazioni e le violenze sessuali e di genere che sempre più spesso subiscono”. Come hanno spiegato i Giovani Democratici, promotori della manifestazione, si è trattato di “un piccolo gesto di enorme importanza. Questi piccoli punti arcobaleno rappresentano la nostra idea di una città inclusiva”.
LE CRITICHE DELLE OPPOSIZIONI MUNICIPALI – A giudicare dalle reazioni suscitate da più parti però, più che inclusiva l’iniziativa rischia di essere quantomai divisiva: sono state infatti parecchie le voci che, con varie motivazioni, si sono levate contro la ritinteggiatura degli arredi urbani di piazza Gimma. Durissimi, innanzitutto, i commenti dell’opposizione: “E’ l’ennesima forzatura del Pd che scavalcando i corretti iter amministrativi si è appropriato arbitrariamente di un bene pubblico per mera propaganda elettorale” ha tuonato Holljwer Paolo, capogruppo di Fratelli d’Italia nel Municipio 2. Di propaganda ha poi parlato anche Simone Pelosi (FdI), secondo cui l’attuale maggioranza “permette queste iniziative per il mantenimento del potere”. Sulla questione è intervenuta anche il deputato Sara De Angelis (Lega): “Non ho parole. Ho voluto fortemente la riqualificazione di Piazza Gimma quando ero presidente del Municipio 2. L’avevamo ottenuta, rendendo l’area un luogo vivibile. Quelle panchine sono un pugno in un occhio. Perché la sinistra non fa qualcosa di più concreto, magari quanto al decoro?”.
I CITTADINI SI DIVIDONO TRA FAVOREVOLI E CONTRARI – Quanto poi ai cittadini, si è scatenata sui social una discussione estremamente partecipata. Moltissimi, infatti, i commenti, sia positivi che negativi. Al di là delle valutazioni estetiche, c’è chi ha parlato di “imposizione ideologica” e chi addirittura di “vandalizzazione” di un bene pubblico. Qualcuno ha poi fatto riferimento ad interventi più importanti di quello attuato, come ripiantumazione degli alberi e la pulizia dei muri dalle scritte. Tra i favorevoli c’è chi ha ringraziato gli organizzatori e chi, insistendo sul significato della scelta cromatica, ha sottolineato l’importanza di “dare supporto, con il colore, a chi purtroppo è ancora vittima di anacronistici giudizi”. Non tutti però si sono detti d’accordo: “A mio avviso – risponde infatti qualcuno – era meglio cancellare le scritte sui muri. I diritti si ottengono con altre azioni, non colorando le panchine, che sono di tutti”. Qualcuno ha poi suggerito un’alternativa: “trovate i fondi per progettare una piazza a nome dei diritti LGBT. Allora forse un vero messaggio alla popolazione lo manderete”. Particolarmente misurato infine, in una discussione in cui non sono mancati gli eccessi, il commento secondo cui “simili temi dovrebbero essere trattati senza segni e simboli sugli arredi pubblici”, anche perché se così facessero tutti i sostenitori di battaglie importanti “il cittadino non saprebbe più dove guardare”, ricevendo da ogni parte “messaggi su battaglie in corso, lotte, problemi irrisolti. E non è piacevole essere assaliti da mille problemi ogni volta che si mette piede fuori di casa”.