L’APPROVAZIONE LAMPO PER SOLI ADDETTI AI LAVORI
Il progetto del ‘potabilizzatore’ è stato presentato da Acea alla Conferenza dei Sindaci di Roma e provincia il 20 dicembre 2017 ed ha subito ottenuto il “sì” del Campidoglio seguito, nella primavera 2018, anche dal “sì” della Regione Lazio pronunciato nel corso della Conferenza dei Servizi, ossia il tavolo regionale deputato ad approvare progetti di questo tipo. Entrambi i “sì” sono stati pronunciato a ‘porte chiuse’, visto che sia l’assemblea dei sindaci che la Conferenza dei Servizi hanno luogo a porte chiuse e sono riservate solo a dirigenti degli uffici tecnici regionali, provinciali e comunali, amministratori pubblici e/o delegati politici, ma non aperte a cittadini e stampa. In sostanza, dopo vari “sì” pronunciati a porte chiuse, ora i consiglieri capitolini dovranno per la prima volta esprimere il loro parere pubblicamente.
L’INAUGURAZIONE ‘A PORTE CHIUSE’
Il ‘potabilizzatore’ Acea è stata costruito tra giugno e novembre 2018, è costato 13 milioni di euro ed è stato inaugurato il 12 dicembre 2018 alla presenza solo della sindaca, Virginia Raggi, e dell’ex Amministratore di Acea, Stefano Donnarumma, ma non dei cittadini e della stampa. A novembre 2018, la Commissione regionale Ambiente, presieduta dal grillino Valerio Novelli, ha poi varato una piccola ma importantissima modifica al Piano di Tutela delle Acqua, la legge che disciplina l’intero settore idrico. Fino a quel momento, l’acqua dei fiumi regionali in cui finivano anche reflui industriali, come quella del Tevere, non poteva essere riutilizzata per fini potabili. La Commissione regionale ha introdotto una piccola ma importantissima modifica che ora permette di farlo, anche se contro tale modifica pende un ricorso al Tar del Lazio promosso dalla Città Metropolitana di Roma. In sostanza il ‘potabilizzatore’ è stato approvato in soli 12 mesi – un tempo da record vista e considerata quella che è solitamente la velocità da lumaca della pubblica amministrazione – ma non è stato ancora mai avviato, nonostante siano trascorsi 21 mesi dalla sua inaugurazione.
21 MESI DI STOP
Qualche titubanza però c’è. Nessuno, forse – i partiti, gli amministratori e i politici – vuole passare alla storia della città eterna per aver portato nei rubinetti di Roma e provincia l’acqua del Tevere. Questo lungo stop di 21 mesi è stato interrotto solo dall’ostinazione di Acea che nel pieno della pandemia globale da Covid che ha bloccato il mondo e l’economia, tra aprile e maggio 2020, ha avviato due grandi appalti da 3 milioni di euro per comprare i ‘carboni granulari’, ossia i filtri che dovrebbero almeno tentare di ripulire l’acqua del Tevere dai metalli pesanti, idrocarburi e microplastiche che vi galleggiano dentro: secondo gli esperti da noi consultati una ‘mission impossible’, visto che al momento non esistono filtri industriali in grado di ripulire completamente l’acqua da questi pericolosi inquinanti. A Roma e dintorni si disperde il 44% dell’acqua immessa in conduttura (dati del Comune di Roma), una percentuale da terzo mondo. L’acqua sprecata è pari a circa 6mila litri al secondo. Basterebbe, quindi, recuperare solo ‘appena’ il 9% dell’acqua dispersa nell’acquetoddo colabrodo per non aver più bisogno di utilizzare quella del Tevere.
Acea, da internet scompare la ‘prova’ del caro-tariffe
La sindaca Virginia Raggi, durante una riunione dei sindaci di Roma e provincia (Ato 2), avrebbe proposto e ottenuto l’aumento della tariffa dell’acqua, in qualità di azionista di maggioranza di Acea. Un aumento necessario ad affrontare le spese relative all’ammodernamento della rete idrica. Si tratterebbe di un “aumento del 19% in tre anni – attacca Giulio Pelonzi, capogruppo dem in aula Giulio Cesare – sul prezzo di fornitura. Una richiesta che si aggiunge a quella degli ultimi tre anni pari al 6% di aumento annuo. Le giustificazioni addotte da Virginia Raggi – continua Pelonzi – sono le spese relative all’ammodernamento delle reti. A fronte di utili di Acea pari a centinaia di milioni di euro netti l’anno, la sindaca di Roma ha pensato bene di far pagare ai romani e ai cittadini della provincia gli investimenti della società capitolina sull’ammodernamento delle reti idriche, lasciando intatti i dividendi per i privati. La paladina dell’acqua pubblica anziché reinvestire parte degli utili, mette le mani nelle tasche dei cittadini e lo fa nel momento più critico della crisi economica e sanitaria da Coronavirus”. Il capogruppo grillino in Campidoglio, Giuliano Pacetti, minimizza sostenendo che “in bolletta per il 2020 non è previsto alcun aumento, mentre dal 2021, per chi non accederà al bonus idrico, l’aumento sarà di 1,5 euro al mese”. Intanto, dal sito internet della Segreteria Tecnico Operativa di Acea (Sto Ato 2), sono scomparsi i verbali delle Conferenze dei Sindaci degli ultimi 20 anni, ivi compreso l’ultimo, ossia quello della seduta in cui sarebbe stato votato il caro-bolletta. In questo modo, per i cittadini e la stampa, sarà ancora più difficile farsi una idea di quanto sta davvero accadendo. i verbali verranno rimessi on line? Quando? L’abbiamo chiesto all’ingegner Massimo Paternostro, restiamo in attesa di una sua risposta.