LA NASCITA DEL GAT – “Come abitanti – racconta al Caffè Gianfranco Giombini, che del GAT è uno degli animatori – crediamo che le aree verdi, soprattutto in questo periodo, siano necessarie per la salute, il benessere psicofisico, e per mantenere anche una socialità minima, sempre in condizioni di sicurezza. Già come Libera Assemblea di Centocelle ci eravamo occupati di affiancare un comitato nella cura del Parco di Via delle Palme – dice Giombini – così come abbiamo pulito il Parco Madre Teresa di Calcutta. Il GAT, nato alla fine del lockdown, si è formato proprio in risposta alla constatazione dello stato in cui versano le aree verdi pubbliche del nostro territorio”.
IL COSTANTE LAVORO PER IL QUARTIERE – Un gruppo di agguerriti cittadini, dunque, decisi a contrastare con azioni concrete la deriva di quelli che dovrebbero essere dei veri e propri polmoni d’ossigeno della città, spesso lasciati però senza manutenzione. “Ci siamo occupati anche del parco di via Castore Durante – dice – dove abbiamo effettuato lo sfalcio e la pulizia. Lì abbiamo trovato siringhe e anche preservativi, dal momento che è un’area di forte prostituzione”. Ma Giombini ci tiene a mettere le cose in chiaro: “Non vogliamo sostituirci al Servizio Giardini ed è per questo che abbiamo adottato lo slogan ‘Pulisca chi di dovere, noi non siamo del mestiere. Più giardinieri e meno scuse’. Questo per dire che attiviamo operazioni di manutenzione, insieme agli abitanti del territorio, però pensiamo che il servizio non spetti a noi”. E aggiunge: “Abbiamo fatto una manifestazione davanti al Dipartimento Tutela Ambientale del Comune di Roma il 16 luglio scorso insieme ad altre realtà della rete ecologica di Roma Est. In quell’occasione abbiamo avanzato alcune richieste al Comune di Roma che attualmente ha circa 400 giardinieri. Una cosa assurda, considerando tutti i parchi di Roma”.
IL LABORATORIO DI MAPPATURA DEL TERRITORIO – Il GAT ha anche avviato un laboratorio di mappatura del territorio e degli spazi verdi per condividere conoscenze, fare rete, e costruire progettualità condivise. Obiettivo: valorizzare i punti di forza del patrimonio archeologico ambientale e le realtà formali e informali attive sul territorio. “La mappatura – precisa Giombini – è uno strumento a supporto della difesa del nostro territorio dalla cementificazione e per la riforestazione urbana. Il modello di società che abbiamo costruito fino ad ora si è rivelato per molti versi fallimentare ed è giunto al punto di non ritorno. Occorre invertire il senso di marcia”.
LE MAGGIORI CRITICITA’ – Tante, infatti, le criticità: a cominciare dal Parco archeologico di Centocelle, di cui gli abitanti da anni attendono una bonifica “promessa ma non ancora mantenuta”, al parco Somaini, parte del Comprensorio Archeologico Ad Duas Lauros dove “da vent’anni – ricorda – si trovano i depositi materiali per i lavori della Metro C che occupano buona parte del parco”, insieme alla struttura del Teatro Tenda Pineta, dal 2004 in rovina, fino ai lavori che interessano l’area verde dietro Forte Prenestino. Senza dimenticare i roghi tossici che hanno interessato anche il Parco Somaini. E conclude: “Mentre i parchi centrali sono abbastanza curati, le periferie sono abbandonate e sono sempre più sinonimo di discriminazione e d’incuria. Ricordo che proprio questo quadrante di Roma Est ha il più alto tasso di incidenza tumorale”.