Presidente, per quale motivo ha deciso di abbandonare il progetto di Paragone? Le motivazioni sono legate anche ad eventuali diversità di vedute sulla città di Roma in generale e sul territorio del VII in particolare? “Avevo iniziato il percorso con ItalExit a luglio chiarendo sempre che, mentre quel progetto politico sposava una tematica nazionale come quella della Brexit, a livello romano era invece necessario fare un percorso civico. Negli anni, i partiti hanno sempre dimostrato di usare la Capitale solo per le loro battaglie politiche mentre a Roma c’è bisogno di concentrarsi sul locale confrontandosi con le realtà civiche che vivono il territorio. È esattamente quello che abbiamo fatto nel VII e, infatti, siamo riusciti a portare a compimento tutto il programma elettorale. Le esigenze di ItalExit, però, sono cambiate. Volevano presentare il proprio simbolo a Roma e farlo conoscere in città. A quel punto ho deciso di seguire la mia strada. Se dico che Roma non deve essere trampolino di lancio per i partiti vale per tutti. Anche per ItalExit”.
Allora che cosa si aspettava aderendo ad ItalExit? Solo un sostegno esterno? “Paragone doveva sostenere la mia lista ‘Revoluzione Civica’ ma non come simbolo ItalExit. Avevo seguito questo percorso non per avere un appoggio politico su Roma perché qui, lo ripeto, intendo muovermi solo con il sostegno dei territori. Se siamo civici vuol dire che non c’è nessun simbolo, ItalExit compreso. Sono coerente con questa linea”.
Lei ha parlato di un “modello del VII da esportare in tutta Roma”. A che cosa si riferiva nello specifico? Quali aspetti intende replicare a livello comunale? “Sicuramente la visione che abbiamo portato avanti, basata su un modello di città sostenibile a 360 gradi. Con interventi di manutenzione del verde, attrezzando le aree e rendendole fruibili con attività ludiche e illuminandole, riqualificando le zone periferiche con eventi e nuove piazze. La prima cosa che abbiamo fatto per efficientare le strutture è stato riorganizzare gli uffici. Questo ci ha permesso di ottenere risultati concreti. Non a caso il primo punto del nostro programma consiste nell’attuazione del decentramento amministrativo che darebbe maggiore agibilità ai municipi, ossia a chi può dare risposte in tempo reale. Tutte proposte che in questi quattro anni abbiamo presentato al Campidoglio. Ma non sono state mai portate avanti”.
Quali realtà – associazioni, comitati, movimenti – hanno già confermato di voler sostenere la sua civica? “Non di associazioni come tali. Ma al momento abbiamo circa 200 persone su tutta Roma, sia singoli cittadini che appartenenti a comitati. Con loro abbiamo iniziato a predisporre i tavoli municipali e il programma comunale. Abbiamo 20 linee di indirizzo di programma ma siamo aperti a un’estensione attraverso il confronto con le realtà territoriali”.
Ci sono già ipotesi di candidature per i consiglieri? “Tra i nomi che si sono distinti nella sua giunta o magari nella consiliatura… “Al momento l’unica candidatura è la mia a sindaco. Per i consiglieri stiamo valutando chi vuole partecipare ma le candidature finali saranno scelte sul territorio”.
Magari con un voto on line? “No, direi proprio che non individueremo i candidati con voti on line. Sceglieremo chi conosce il territorio ed è idoneo al ruolo per competenze e capacità”.
In chiusura, la prima azione che compirebbe da sindaca, se eletta. “Il primo punto è portare a casa le delibere per decentrare subito ai Municipi almeno la manutenzione stradale e del verde e quella relativa agli edifici Erp”.