LE 3 ACCUSE AD ACEA
Sono tre le accuse principali rivolte da cittadini e comuni alla municipalizzata dell’acqua, Campidoglio e Pisana.
Prima accusa: Acea preleverebbe dalle due sorgenti del Peschiera e Le Capore (situate entrambe in provincia di Rieti) una quantità di acqua eccessiva, rispetto a quella oggi disponibile, lasciando a secco intere comunità locali e i fiumi Farfa e Velino oltre alla famosa cascata delle Marmore.
Seconda accusa: Acea disperderebbe nelle reti idriche colabrodo oltre il 40% dell’acqua che succhia dalle sorgenti del Peschiera e Le Capore, una percentuale da terzo mondo.
Terza accusa: la concessione idrica che permette il prelievo dalle due sorgenti del Peschiera e Le Capore – e prorogata da Regione e Comune di Roma a giugno 2019 – sarebbe del tutto illegittima perché decaduta da decenni e non prorogabile.
Intanto Acea, Comune di Roma, Regione Lazio e Ato 2, l’Ambito Territoriale idrico corrispondente all’ex Provincia di Roma, si sono costituiti in giudizio e puntano a far dichiarare illegittima la costituzione stessa in giudizio dei cittadini e delle istituzioni comunali, in modo da non dover entrare nel merito della discussione.
FIUMI PROSCIUGATI, CITTADINI A SECCO
“Abbiamo cercato di far capire ai magistrati – sostiene Pablo De Paola, referente delle associazioni locali di professione ingegnere ambientale – che sul tema dell’acqua c’è l’attenzione e la preoccupazione di un’intera comunità, non si tratta di una ‘piccola’ associazione o di ‘piccoli’ comuni che decidono di impuntarsi su un atto amministrativo. Per dissetare Roma e provincia vengono lasciati a secco comuni, prosciugati fiumi e cascate, è questo il punto centrale della vicenda, mentre nelle reti idriche colabrodo si disperde acqua preziosa”. Il ‘sistema’ acqua, in sostanza, sarebbe gestito male.
“GIUDICI COSTRINGANO ACEA, COMUNE E REGIONE A FARE LE COSE PER BENE”
“Non vogliamo creare un conflitto istituzionale – aggiunge l’ingegner De Paola – il punto è: c’è acqua per tutti. In caso di vittoria non c’è il rischio che Roma rischi di restare senz’acqua. Finora, tra l’altro, Acea ha succhiato acqua senza concessione, quindi figuriamoci. La vittoria starebbe nel fatto che il giudice avrebbe l’autorità di imporre a Acea, Comune di Roma e Regione Lazio di portare a termine tutte quei passaggi burocratici che fin’ora sono stati ignorati: Piano regolatore degli acquedotti, per un corretto smistamento dell’acqua che attualmente non tiene conto delle esigenze delle comunità da cui l’acqua viene prelevata; delimitazione delle aree di salvaguardia; garanzia del deflusso minimo vitale dei fiumi; Bilanci idrici; riduzione delle dispersioni, etc”. Gli Enti pubblici che dicono? Per il momento restano zitti e muti, come i media romani, che semplicemente ignorano tale processo. Il nostro giornale ha contattato Giuseppe Gola, l’Ad di Acea; la sindaca Raggi e il Governatore Zingaretti per una intervista su tali vicende, ma siamo ancora in attesa di una loro risposta.
Acea, tanti dividendi e poche riparazioni
Acea pensa al “business”, ossia ad aumentare “il dividendo degli azionisti” (i soldi che incassano i soci proprietari della municipalizzata, al 51% del comune di Roma, ndr). È quanto ha dichiarato Giuseppe Gola, Amministratore Delegato di Acea, in un intervista a Il Sole 24 Ore. Dai 78 cents per azione pagati ai soci nel 2020 si passerà al “dividendo minimo nel 2021 di 80 cents”. L’azienda punta a crescere anche nel settore “rifiuti – aggiunge Gola – e raddoppiare la capacità di trattamento con 2,9 milioni di tonnellate di rifiuti nel 2024, e anche con nuove acquisizioni” di società in crisi. Poi in coda il tema acqua con la “carenza di infrastrutture idriche al centro-sud (di acquedotti effficienti, ndr). Opere non realizzabili – secondo Gola – mediante l’attuale schema tariffario, perché determinerebbero aumenti (in bolletta, ndr) insostenibili per gli utenti, ma che vanno costruite con risorse pubbliche, magari attingendo al Recovery Fund. Ci candidiamo a essere l’attore privilegiato in questa partita”. I quesiti sorgono spontanei: i fondi del Recovery Fund verranno utilizzati anche per risistemare la rete idrica colabrodo di Roma e provincia? Acea ha un progetto di questo tipo? Se sì, ce lo può spiegare nel dettaglio? Fondi pubblici e fondi dal Recovery Fund, ma una parte degli utili di Acea non crede che andrebbero reinvestiti per la sistemazione della rete idrica? Entro i prossimi 12, 24 e 36 mesi che percentuale di acqua attualmente dispersa nell’acquedotto conta di recuperare con la risistemazione della rete idrica? Speriamo che Gola ci risponda.
Tevere da bere, i cittadini scrivono ai politici
Il Coordinamento Romano Acqua Pubblica ha scritto una lettera aperta ai consiglieri comunali e regionali per chiedere l’apertura di un dibattito pubblico sul ‘potabilizzatore’ Acea del Tevere. Parliamo dell’impianto industriale situato a Roma-nord, località Grottarossa, che dovrebbe succhiare dal Tevere e poi inviare nei rubinetti di Roma e provincia 500 litri di acqua al secondo: acqua extra utilizzata al posto di quella che fino all’estate del 2017 veniva prelevata dal lago di Bracciano. L’iter amministrativo si è bloccato da quasi 2 anni, Comune e Regione sono ai ferri corti. “Ciò dimostra – scrivono i cittadini ai politici – che le criticità igienico-sanitarie e ambientali evidenziate da associazioni, comitati territoriali e stampa sono reali”.