“Non è difficile immaginare come nella fascia d’età 6 mesi – 6 anni lo scenario suddetto sia quasi una quotidianità e quanto questo sia di difficile gestione per una famiglia. Ne consegue l’esigenza di organizzare nei nostri ambulatori numerosissime visite per piccole patologie che necessitano di certificazione- sottolinea la specialista- ma con la sola osservazione clinica quali strumenti abbiamo per distinguere da quale virus originano? Nell’attuale percorso Covid dell’Istituto Superiore di Sanità è previsto solo il tampone”.
Inoltre, “la difficile decisione della prescrizione del tampone deve essere presa in una situazione per noi di potenziale rischio di contagio affrontata con i pochi presidi di sicurezza che abbiamo a disposizione – ricorda Orrù – dentro ambulatori normalmente situati in condomini privati con entrata unica senza un percorso Covid dedicato”. Poi c’è il lavoro di base, che “ognuno di noi continua con le visite che fanno parte della nostra agenda. Nonostante tutto questo prosegue il nostro impegno nel prescrivere con appropriatezza scientifica il necessario per i pazienti. Infine – aggiunge la presidente Acp Lazio – è importante sottolineare che la campagna vaccinale antiinfluenzale è iniziata da circa 3 settimane, i pediatri hanno aderito in un alto numero, i pazienti sono contenti e rispondono positivamente alla proposta, siamo soddisfatti della collaborazione tra noi e le famiglie. E quindi in questa emergenza, che sta così incidendo sul lavoro dei medici del territorio, è diventato ancor più necessario sviluppare la capacità da parte di tutti di creare una collaborazione, una fiducia reciproca e una rete di comunicazione che saranno l’unica soluzione per istituire un lavoro di squadra efficiente. Noi siamo disponibili a lavorare insieme per migliorare l’assistenza ai nostri pazienti”, conclude Orrù.