“Il Covid ha travolto anche noi e la crisi non ha risparmiato le nostre imprese. Siamo però riusciti a trovare un modello gestionale per l’emergenza, a garantire lavori e occupazione recuperando il blocco primaverile delle attività. Ora stiamo sopravvivendo, in attesa di misure mirate, dei fondi e degli investimenti promessi, ma i buoni propositi a lungo termine del Governo non bastano a noi, così come al resto del Paese”.
Le misure del Governo nazionale vi hanno aiutato?
Non direi. C’è un problema di tempi, anzitutto e di scarsità delle risorse. Il bonus è solo un incentivo e serve di più. Vogliamo puntare sulla sostenibilità? Finalmente, direi. Purché sia un progetto concreto, che protegga i nostri territori dal dissesto idrogeologico, che ridisegni i nostri centri storici, che riqualifichi debitamente le nostre città, rendendole più vivibili, più competitive, più verdi e più smart. Ma subito, con priorità e cronoprogrammi ben scanditi. Il Decreto Semplificazioni più che catalizzare certe procedure, le complica, come nel caso della rigenerazione urbana nelle zone semi centrali delle città. A Roma, ad esempio, ha inflitto una forte penalizzazione a tutte le procedure di sostituzione edilizia equiparando vecchi immobili degradati, energivori, sismici in zone periferiche della città ad immobili di altissimo pregio in pieno centro cittadino. Eppure la sostituzione edilizia, la rigenerazione urbana, la riqualificazione di una città come Roma, non è cosa da poco: cambia la vita di chi abita in certi quartieri difficili; rida dignità a una Capitale bistrattata agevolando l’integrazione tra le categorie sociali più deboli”.
L’efficientamento energetico, a parte i bonus, rimane tema fondamentale: le imprese laziali sono pronte per prendere questo? E i cittadini?
“Ci chiediamo però se siano altrettanto capaci le nostre amministrazioni di gestire i tanti fondi messi a disposizione dall’Unione Europea. È necessario avere competenze e prendersi la responsabilità di un impegno oneroso, per far atterrare velocemente risorse sulle nostre strade, nei nostri ospedali, per le nostre scuole”.
La Regione vi ha aiutato? E il Comune?
“Ci aspettavamo molto di più: il Comune e la Regione stanno facendo la loro parte mettendo a bando le risorse a disposizione, peccato che non siano comunque sufficienti. Opere di manutenzione ordinaria e straordinaria sono in corso, ma manca una condivisione sinergica sul da farsi tra le due istituzioni, specie in tema di emergenza abitativa, mobilità e servizi. Pesa la mancanza di dialogo e la volontà di trovare una convergenza. Guardiamo i casi delle richieste per il Tribunale europeo dei brevetti e il G20 della Salute del 2021: regioni a fianco delle proprie città che competono per attrarre investimenti”.
Nella Capitale siamo già in campagna elettorale, che bilancio fa di questi 4 anni?
“Non positivo. Quando si antepone il massimalismo, i giochi politici alla sana amministrazione della cosa pubblica, non si possono avere buoni risultati. Due esempi, il primo: le Olimpiadi, messe al bando dal M5S, hanno screditato Roma agli occhi del mondo, per paura che il malaffare ne prendesse il sopravvento. Il secondo: l’incuria e la mancata rigenerazione di una città patrimonio dell’umanità, che continua ad andare avanti nell’indifferenza e nel degrado”.
La Raggi ha avuto quantomeno il coraggio di candidarsi. Sembra che la poltrona della Capitale faccia paura. Come mai non ci sono candidati credibili?
“La candidatura di Virginia Raggi era inevitabile. È di pochi giorni fa la scesa in campo di Carlo Calenda. Roma è un rompicapo per chiunque. Si teme l’amministrazione di una Capitale non considerata dal Governo, in balia di se stessa e di una governance difficile da indirizzare. Spaventa la farraginosità di una macchina ingolfata da troppo tempo e la mancanza di attenzione verso Roma mostrata negli ultimi 15 anni dalla politica, che la considera un laboratorio elettorale e si dimentica di amministrarla”.
Cosa chiedete al nuovo sindaco?
“Ci aspettiamo che il futuro Sindaco sia preparato e, a chiunque toccherà, chiederemo dialogo con i corpi intermedi, di farsi portavoce degli interessi di tutte le forze cittadine, produttive e sindacali. Noi, parti sociali, conosciamo meglio della politica le istanze e le esigenze di una città che vuole rinascere e far valere – con orgoglio – la sua identità. Roma ha bisogno di tutto: grandi opere, una mobilità funzionale che riesca a ridurre la distanza tra centro e periferia, di una risposta seria e fattiva all’emergenza abitativa, di decoro urbano, di digitalizzazione e innovazione, ma in particolare di manutenzione e riqualificazione del patrimonio pubblico”.
Il recovery fund può risollevare la città e i settori più in crisi?
Il recovery fund può risollevare la città e i settori più in crisi? La partita del Recovery Fund ha un enorme potenziale per risollevare la città e i settori più in crisi. Riconosciamo il merito all’UE. Ma ci sono delle incognite: il monte dei fondi ci sembra progressivamente calare, temiamo che alla fine, a parte una o due opere irrinunciabili (le metropolitane progettate: linea C e prolungamento da Rebibbia) si mettano in secondo piano tutte quelle necessarie alla vita di tutti i giorni. Progetti? Invertiamo il paradigma, non un singolo progetto ma una serie di progetti per la periferia, che sia più inclusiva e torni ad essere il centro della vita dei milioni di cittadini che la vivono: deve diventare la differenza positiva di questa città.