“Innanzitutto, penso che i settori agricolo e agroalimentare abbiano testimoniato a tutto il Paese, durante la pandemia e in pieno lockdown, il proprio essere strategici, necessari e vitali.
Parliamo di donne e uomini che non si sono mai fermati, ma che anzi sono stati un vero punto di equilibrio, confortante e rasserenante per tutti i cittadini. Veri e propri simboli della tenacia e della perseveranza di un settore che ha lavorato e seminato speranza, divenendo traino dell’economia nazionale e locale. Come Regione, le nostre strutture hanno proseguito e intensificato il proprio lavoro su un doppio binario: da un lato, studiare una concreta riprogrammazione del nostro Programma di Sviluppo Rurale, inevitabile dopo quanto successo, e dall’altra, accelerare i decreti di pagamento.
Il 13 agosto l’Unione Europea ha accettato la nostra rimodulazione finanziaria e, grazie alla grande sinergia tra l’amministrazione regionale e Agea – il nostro ente pagatore nazionale – stiamo immettendo liquidità sul territorio in un momento storico unico. Inoltre, il lavoro e l’impegno profusi da tutti hanno permesso al Lazio di raggiungere il 3 settembre l’obiettivo di spesa di 444 milioni di euro, che avremmo dovuto completare entro il 31 dicembre 2020.
Come Lei saprà, infatti, l’Unione Europea, al fine di monitorare e verificare l’attuazione di quanto programmato dalle diverse autorità di gestione, controlla che le risorse allocate nel piano finanziario del PSR – per ciascun anno successivo al primo – vengano spese entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di riferimento, per la regola del N+3.
Nell’ultima settimana abbiamo pagato circa 13 milioni di euro a 1131 imprese, che hanno partecipato alle misure per lo sviluppo e gli investimenti nelle aziende agricole, i servizi di rinnovamento, l’agricoltura biologica e il benessere animale, e abbiamo fatto scorrere la graduatoria della ‘misura giovani’, finanziando con 8 milioni di euro 115 nuovi agricoltori, che si aggiungono ai precedenti 300”.
È scoppiato da qualche anno il caso kiwi: una malattia sconosciuta che rischia di mettere in ginocchio una risorsa importante per la pianura pontina. State attivando delle misure?
“La moria del kiwi, la cd. actinidia, è una patologia ancora poco conosciuta. I primi casi risalgono al 2012 in Veneto. Parliamo di una malattia di origine complessa e dal decorso repentino, che attacca le piante dalle foglie, sino a portarne un collasso generale. E che, purtroppo, impiega diversi anni a manifestarsi, ragion per cui servono anni ai ricercatori per capire se un rimedio è efficace o meno.
Come Regione, abbiamo subito costituito un gruppo di lavoro regionale, con il coinvolgimento dei soggetti di ricerca più qualificati sul territorio nel settore agricoltura, e abbiamo presentato al Mipaaf la proposta di istituire un gruppo di lavoro nazionale.
La cabina di regia nazionale è indispensabile per individuare le azioni da mettere subito in campo e coordinare la ricerca interdisciplinare, partendo dalle esperienze già maturate in altre Regioni e consentire ai diversi ricercatori di confrontarsi, condividendo i protocolli di indagine e di analisi e le prove sperimentali sul campo.
Lo scorso 21 settembre, il Comitato Fitosanitario Nazionale ha accolto la nostra proposta di istituire un gruppo di lavoro nazionale con la partecipazione delle Regioni maggiormente coinvolte dalla problematica, Veneto, Piemonte, Friuli, Emilia, Lazio e Calabria, e del Crea come ente scientifico. Ogni Regione potrà inoltre far partecipare 3 rappresentanti, includendo anche le Università e gli enti di ricerca”.
Lei è entrata da poco nel CREA, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e analisi della economia agraria. Quali azioni si stanno pensando per il futuro?
“È per me un onore esser stata nominata dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nel Consiglio del CREA, un ente che svolge un lavoro delicato e importante per il mondo agricolo, agroalimentare e agroindustriale e che – a livello nazionale – cura la ricerca scientifica per un miglioramento delle conoscenze e dello sviluppo di nuove tecnologie.
Le azioni le discuteremo, ma posso dirLe che sarà sicuramente mia cura lavorare con lo stesso impegno, entusiasmo e passione, che mi guidano nel mio quotidiano di Assessore regionale”.
Avete presentato nei giorni scorsi un Piano di miglioramento della qualità dell’aria articolato in ben 42 azioni, ci dice in sintesi quali sono le principali?
“L’aggiornamento, redatto dalla nostra Direzione in collaborazione con Arpa Lazio, ha individuato un nuovo scenario emissivo, che pone come obiettivo principale il raggiungimento entro l’anno 2025 dei valori limite, indicati dal decreto legislativo 155/2010, sull’intero territorio regionale. E’ frutto anche del processo di partecipazione che abbiamo attivato, dal 2018, nell’ambito delle fasi di consultazione previste dalla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), e che ha coinvolto oltre 80 soggetti competenti in materia ambientale, i cui contributi sono stati valutati e, in parte, recepiti.
Le 42 azioni che metteremo in campo sono suddivise in: 16 per il settore dei trasporti, 13 per il settore della combustione civile, 4 per il settore dell’industria, 6 per il settore dell’agricoltura e zootecnia e 3 per il settore delle emissioni diffuse. Tutte includono i punti dell’accordo di programma, sottoscritto nel 2018, con il Ministero dell’Ambiente per l’adozione coordinata e congiunta di misure volte al miglioramento della qualità dell’aria sul territorio regionale.
Il Piano prevede inoltre il controllo dello stato di avanzamento delle diverse misure e il monitoraggio dei risultati, così da verificare il raggiungimento degli obiettivi e l’efficacia delle azioni intraprese per raggiungerli. In questo modo sarà possibile individuare tempestivamente gli interventi correttivi eventualmente necessari.
Il documento sarà ora sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica per poi essere inviato all’approvazione del Consiglio Regionale. E sino al 09 novembre, sarà possibile, per chiunque lo volesse, partecipare alla nuova consultazione pubblica che permetterà di acquisire ulteriori osservazioni e suggerimenti a tutela degli interessi legittimi e della trasparenza nel processo. Tutte le informazioni sono in evidenza sul canale Ambiente del sito regione.lazio.it”.
L’estate ha rilanciato il turismo interno, è stata un’occasione per scoprire i nostri luoghi, è l’occasione per cambiare alcune abitudini e andare verso un nuovo modello di consumo, più sostenibile, più attento all’ambiente?
“Posso raccontarLe, da Assessore Agricoltura, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Ambiente e Risorse Naturali, l’esperienza virtuosa che abbiamo sperimentato nei Parchi del Lazio, in un felice connubio tra agricoltura e ambiente.
Abbiamo, infatti, da poco concluso la rassegna di eventi estivi, che hanno coinvolto tutte le aree naturali protette, le riserve e i monumenti naturali della nostra splendida Regione. Migliaia di appuntamenti organizzati e pensati per “socializzare” un nuovo modo di stare insieme ai tempi del covid, che non vuol dire dover essere soli, ma rispettare le regole, nel distanziamento sociale e nell’uso della mascherina, anche all’aperto. E’ stata una estate forse diversa da quella che immaginavamo prima del covid, ma non meno bella o partecipata. Abbiamo fortemente voluto che tutti i nostri cittadini, dai bambini agli adulti e agli anziani, potessero non sentirsi privati della fruizione di attività sociali che, fatte nel rispetto delle norme e soprattutto di se stessi e dell’altro, possono essere ugualmente piene e arricchenti. Per quanto concerne un nuovo modello di consumo, credo davvero che la pandemia abbia lasciato un segno indelebile, anche nei meno attenti o sensibili all’argomento, di quanto sia ormai vitale e necessario prendersi cura del pianeta e fare ognuno la propria parte, con comportamenti virtuosi”.