OPERE PUBBLICHE
L’inaugurazione del centro commerciale è stata preannunciata in pompa magna dal Gruppo Parnasi, ma non è chiaro su quali basi tecnico-giuridiche. Contestualmente al collaudo di Maximo, Parnasi avrebbe dovuto difatti completare e avviare anche varie ‘opere di urbanizzazione straordinaria’, così riporta la Convenzione urbanistica, ossia l’accordo tra Comune di Roma, Regione Lazio e Gruppo Parnasi sottoscritto nel 2009, alla guida della Capitale c’era allora Gianni Alemanno. In particolare, Parnasi avrebbe dovuto costruire una piazza pubblica ampia 15mila metri quadrati, l’equivalente di tre campo da calcio di serie A; due piani sottostanti di parcheggio da 2mila posti auto; un imponente ponte pedonale di collegamento tra la nuova piazza e il vicino quartiere Laurentino 38 e, infine, la nuova sede del IX Municipio (dal costo circa 9,5 milioni di euro). Tali opere pubbliche, del valore di 19 milioni di € totali interamente a carico del Gruppo Parnasi, non sono state ancora realizzate.
STOP DELLA COMMISSIONE
Proprio a causa della mancata realizzazione di tali opere, il Dipartimento Urbanistica-Direzione Edilizia di Roma ha negato a Parnasi il diritto di collaudare Maximo, con varie lettere di fuoco, l’ultima dello scorso 1° luglio. Come se non bastasse, su Parnasi si è abbattuta anche la ‘tempesta’ generata dalle parole di Carlo Chiossi, consigliere comunale di professione architetto, ma soprattutto neo-eletto presidente della Commissione Urbanistica di Roma, in carica dal 18 settembre, al posto della dimissionaria Donatella Iorio. Non appena insediato al vertice della Commissione, Chiossi ha subito scritto sui suoi canali social che Maximo potrà entrare in funzione “solo ed esclusivamente quando saranno completate tutte le opere pubbliche: con il M5s si rispetta la legge”
SPALLE AL MURO
Del resto la Convenzione urbanistica del 2009 fissa due regole molto chiare. Prima regola: “il rilascio del collaudo/agibilità e l’autorizzazione alle relative attività (commerciali di Maximo, ndr) sono subordinate […] al collaudo di tutte le opere di urbanizzazione primaria e delle opere pubbliche da realizzare con il contributo a carico del soggetto attuatore (ossia del Gruppo Parnasi, ndr). Seconda regola: Parnasi non potrà vendere (“cedere o alienare”) o affittare/subaffittare (“diritti reali di godimento”) Maximo fino a quando tutte le opere di urbanizzazione siano ultimate e il centro commerciale entrato in funzione. In sostanza, l’obbligo assoluto e inderogabile di realizzare tutte le opere pubbliche prima di avviare Maximo non può quindi essere ‘dribblato’.
23 OTTOBRE: RISCHIO FALLIMENTO PER PARNASI
Su Parnasi, inoltre, incombe il rischio di fallimento dal momento che Parsitalia, storica società del Gruppo, ha accumulato un debito di circa 60 milioni di euro, di cui 32 milioni dovuti all’Agenzia delle Entrate, altri 28 a vari soggetti privati e istituti bancari. Il processo giudiziario che dovrà decretare l’eventuale fallimento o la salvezza economica è in corso presso la sezione fallimentare del Tribunale Civile di Roma. La prossima e decisiva udienza si terrà il 23 ottobre.
IL RUOLO DI VITEK
Nel tentativo di salvare Parnasi dal default, sta giocando un ruolo anche Radovan Vitek, il ‘re’ del mattone della Repubblica Ceca. L’imprenditore, dopo una prima visita nella Capitale a gennaio scorso, è tornato a Roma a metà settembre per trattare con Parnasi l’acquisto del progetto dello stadio, dei terreni di Tor di Valle e di Maximo. Ma, come anzidetto, la Convenzione urbanistica non permette la vendita, l’affitto o il subaffitto di Maximo (leggi box di approfondimento). Certo il danaro ‘cash’ di Vitek avrebbero permesso a Parnasi di salvarsi dal fallimento e fatto respirare alcuni potenti istituti bancari che attendono di ricevere da Parnasi una cifra stimata in circa 650 milioni di euro. Ma non solo. Con il suo ingresso a gamba tesa nell’affaire stadio, Vitek avrebbe potuto toglierebbe le castagne dal fuoco anche al Gruppo Friedkin, nuovo proprietario del club giallorosso.
FRIEDKIN SCENDA IN CAMPO
Il magnate statunitense sa bene, e sarebbe strano il contrario, che la vicenda dello stadio a Tor di Valle si trascina da 8 lunghi anni trascorsi tra processi penali, presunte mazzette per la compravendita di imprenditori, politici regionali e comunali, tecnici e scricchiolii politici nella maggioranza pentastellata in Campidoglio. Il tutto, è giusto ricordarlo, non perché ci sia qualcuno contrario alla realizzazione del nuovo stadio – anzi, tutt’altro – ma ‘solo’ perché certi politici si ostinano a volerlo costruire proprio a Tor di Valle, su un’area non edificabile dai tempi dell’antica Roma imperiale, su cui pendono vincoli urbanistici, idrogeologici e paesaggistici locali, regionali e nazionali. La ‘calata’ di Vitek avrebbe evitato alla famiglia Friedkin di sporcarsi le scarpe nel fango di Tor di Valle. Ma ora è forse giunta l’ora che il nuovo proprietario della As Roma risponda ad una domanda lanciata sullo scorso numero de il Caffè di Roma: non sarebbe meglio realizzare subito lo stadio altrove, magari scegliendone una delle nove aree già individuate dalla stessa As Roma nel 2012 con il contributo di una importante agenzia immobiliare?
EUROMA 2… COME MAXIMO?
Non solo Maximo. Anche Euroma 2, il grosso centro commerciale del Gruppo Parnasi situato sempre nel IX Municipio di Roma nell’ambito del complesso Eurosky-Europarco, è privo di alcune importanti opere pubbliche. Una scuola in via Paride Stefanini, realizzata ma solo parzialmente e mai avviata. Ed un parcheggio a tre piani all’incrocio tra via dell’Oceano Pacifico e via Cristoforo Colombo da 500 posti auto, mai realizzato. Leggi l’articolo a pag.18.
SULLE OPERE PUBBLICHE INDAGA LA POLITICA
La preannunciata apertura di Maximo ha mandato in fibrillazione la politica romana: indaga la ‘Commissione Trasparenza Capitolina’, presieduta da Marco Palumbo Pd, convocata in seduta urgente. Sono state depositate due interrogazioni urgenti a risposta scritta indirizzate a sindaca e Giunta Raggi da Giulio Pelonzi, capogruppo Pd, e Andrea De Priamo, capogruppo Fdi. L’annuncio di avvio del centro commerciale ha generato le forti proteste anche del Comitato di Quartiere Laurentino – Fonte Ostiense che chiede di “realizzare tutte e subito le opere pubbliche prima di avviare Maximo”.