Dopo 8 anni di attesa, il nuovo piano rifiuti della Regione Lazio è finalmente realtà. Ad inizio agosto, infatti, il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza la Proposta di deliberazione consiliare n. 40 del 10 dicembre 2019 e il voto finale è arrivato al termine di una seduta iniziata martedì 28 luglio e conclusa dopo sei sessioni di aula. Ma perché il questo Piano regionale è così importante? Esso è il documento nel quale la Regione detta le linee programmatiche per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti e indica il relativo fabbisogno di impianti. In sintesi, alla Regione spetta la pianificazione, sono poi i Comuni a essere poi responsabili del trattamento e dello smaltimento. Punto cardine è il passaggio da un’economia di tipo lineare, in cui il rifiuto, alla fine del ciclo, viene smaltito in discarica o nei termovalorizzatori, a un’economia di tipo circolare, in cui la quantità dei rifiuti da smaltire diminuisce sempre più, mentre il resto viene recuperato per essere riutilizzato. Sul tema il Caffè ha intervistato Eleonora Mattia, consigliere regionale Pd, Laura Cartaginese della Lega e Marco Cacciatore, presidente della commissione Rifiuti ed ex M5S, oggi al gruppo misto.
Mattia (Pd): “Serio ed efficace. Soddisfatti”
Consigliera Mattia, un giudizio sul piano Rifiuti?
“Il nuovo Piano Rifiuti rappresenta un provvedimento serio, efficace ed efficiente. Riduzione della produzione rifiuti, sostegno alla differenziata, equilibrio impiantistico e sviluppo dell’economia circolare: questi i principali obiettivi. E sono molto soddisfatta che il Lazio si doti di un fondamentale strumento di pianificazione, con l’obiettivo di mettere in sicurezza l’intero ciclo dei rifiuti nella nostra regione, garantendo maggiore efficacia e produttività, nel nome della legalità e della sostenibilità ambientale. In questo contesto ogni ente territoriale dovrà fare la propria parte vista l’equa ripartizione territoriale del peso impiantistico e l’economia circolare con investimenti e interventi concreti per favorire la differenziata, il riciclo e il riuso delle materie, sostenendo la realizzazione di una filiera industriale ecosostenibile”.
Tra le novità, anche l’addio agli inceneritori?
“A Colleferro abbiamo chiuso discarica e termovalorizzatore, perché è per noi fondamentale il riequilibrio territoriale degli impianti e l’autosufficienza del Lazio nella chiusura del ciclo rifiuti, seguendo principi “green” e senza l’ausilio di termovalozzatori. Inoltre, abbiamo confermato la suddivisione degli Ambiti territoriali ottimali prevista nel precedente Piano regionale 2012, individuando 5 Ato per la gestione dei rifiuti urbani, uno per ogni provincia, che dovranno essere autonome nel trattamento e nello smaltimento, secondo i principi di autosufficienza e prossimità. A LazioAmbiente spetterà la progettazione di un innovativo presidio industriale, in cui sarà possibile eseguire processi di lavorazione a freddo per estrarre risorse dai rifiuti in uscita dai Tmb”.
Cacciatore (M5S): “Insufficiente”
Consigliere. Cosa ne pensa del nuovo piano rifiuti?
“Buoni gli enunciati di principio, ma insufficienti gli strumenti che dovrebbero dare credibilità ai processati obiettivi: per questo ho votato contrario. A Colleferro viene insediato un impianto indefinito, che tratterà ancora scarti da indifferenziato. Proprio un bel modo per premiare i cittadini di Colleferro, che all’apice della Valle del Sacco hanno subito – e continuano a subire – decenni di sviluppo insostenibile. Sul No ai Termovalirozzatori, si dice di voler convertire gli impianti a recupero di materia, ma sempre l’impianto di Colleferro produrrà ancora combustibile: questo è in contraddizione con il superamento della termovalorizzazione. Sulla gestione preferenzialmente pubblica, il Piano di impegna solo a fare bandi in futuro per i Comuni, che non potranno mai sostenere gli investimenti. Si poteva risanare Lazio Ambiente e renderla competitiva, con la Partecipazione di Comuni e loro Partecipate al 100%. Sugli ambiti territoriali, al cui interno per legge va garantita autodiffienza di trattamento e smaltimento, saranno di estensione provinciale. Unico elemento di segno positivo è che Roma, che produce oltre il 50% dei Rifiuti regionali, dovrà trattare e smaltire sul suo territorio, così come gli altri Comuni non potranno conferire a Roma. Per tutti la soluzione resta la differenziata, impianti piccoli e diffusi. Tutto questo si chiama principio di prossimità, che la legge affianca all’autosufficienza, ma Raggi non l’ha presa bene, a lei piace la legalità solo se la può sbandierare. Visto che erano previsti accordi tra Roma e Regione, secondo i quali Roma avrebbe potuto continuare a esportare rifiuti ma scegliendo la discarica sul suo territorio, che ha individuato a Malagrotta, ora se Raggi si sente tradita revochi la delibera con cui ha scelto quel maledetto sito”.
A inizio lavori di consiglio ha chiesto che centrodestra e maggioranza non trovassero accordo specifici così da snaturare il testo. Come è andata a finire?
“Ricordo che in Commissione si è interrotto sul più bello un lavoro durato mesi, con il rinvio all’aula prima di votare gli emendamenti richiesto dalla Maggioranza, che non avrebbe avuto i numeri se non fosse stata aiutata dalla collega Cartaginese della Lega, che un attimo prima del voto si è assentata ed è andata via. Nonostante questo preludio poco incoraggiante, poi devo dire che invece in Aula la Maggioranza non ha ceduto alle avances del centrodestra, specie sul tema termovalorizzazione. Certo, mi ha sorpreso assistere a colleghi della Maggioranza (Patanè), nettamente a favore del recupero energetico dei rifiuti. Ritengo invece più coerenti, per quanto duatante dalle mie posizioni, i colleghi di FI o Parisi, che sostengono i termovalorizzatori, rispetto alla Lega che li promuove ma non sui propri territori di elezione. FdI su questo era in difficoltà: sono sicuro che un collega come Righini non condivide questa linea, mentre il collega Ghera si è dimostrato più possibilista”.
Cartaginese (Lega): “Così è senza senso”
Consigliera, un giudizio sul nuovo piano rifiuti?
”Devo amaramente constatare che siamo di fronte all’ennesimo piano vuoto e privo di contenuti prodotto dall’amministrazione Zingaretti, teso a deviare l’attenzione dei cittadini su altri temi giudicati meno scottanti a cui noi volevamo contribuire attraverso gli emendamenti (solo alcuni accolti) che abbiamo proposto per arginare i danni e iniziare a dare qualche risposta, incontrando anche associazioni e comitati in prima linea da anni. Ho letto il documento con attenzione e devo dire che sono rimasta basita nel constatare che ci troviamo di fronte ad un pezzo di carta che resterà tale, una sorta di manifesto programmatico che ancora una volta nega soluzioni concrete per un territorio che ne ha davvero bisogno. L’asso nella manica del Governo Zingaretti, a leggere il documento approvato dall’aula e su cui abbiamo votato contro, consisterebbe nell’aumento del numero di discariche. Inutile dire che questo ci porterà indietro di anni senza aiutarci ad uscire dal tunnel in cui questa amministrazione ci ha portato”.
Questa programmazione basta a chiudere il ciclo rifiuti? È favorevole al termovalorizzatori?
“Vado per ordine: no, credo che questa non sia neanche definibile come programmazione, al contrario si tratta di un tentativo maldestro di dare vita ad un documento senza visione d’insieme, che nasce per non dare volutamente risposte concrete. Vede, non serve molto per comprendere quanto sia stata fallimentare la gestione dei rifiuti fino a questo momento, anche perché, tra le altre cose, ci si “dimentica” di ascoltare la voce dei territori con cui invece è bene ci sia sempre confronto. Con questo mi riferisco anche alla questione dei termovalorizzatori, la sua seconda domanda, su cui la Lega da sempre punta molto, guardando con attenzione all’esempio danese, in particolare alla città di Copenaghen. È evidente però che azioni che vanno messe in campo senza scavalcare chi vive nei comuni, molti dei quali sotto questo punto di vista hanno già dato”.