Erano ospedali, poliambulatori, presìdi sanitari e uffici amministrativi funzionanti e funzionali per il territorio. Cioè sedi dei servizi territoriali tanto evocati durante il disastro e l’impreparazione davanti al Covid19. Sono 49 strutture di proprietà delle Asl del Lazio, vendute nel 2002 con l’operazione “San.Im. SpA”, per fare cassa. 13 sono a Roma. Una operazione di cartolarizzazione con la Cartesio Srl di banca Unicredit, voluta dall’allora Governatore Francesco Storace per “tamponare”, in senso lato, un debito sanitario regionale totalmente fuori controllo. Malgrado scandali, corruzioni, raccomandazioni e ruberie varie, la Regione pagava a “piè di lista” tutto ciò che veniva “ammucchiato” nei bilanci delle ASL, senza verificare se erano spese vere e giustificabili o truffe. Le conseguenze dell’operazione San.Im. SpA, questo giornale le ha documentate dal 2008 (LEGGI QUI), sottolineando l’emorragia di soldi pubblici con un ingarbugliato meccanismo a cappio gestito dalla finanza tossica e speculativa. Chiedemmo lumi alla Regione, quando il governatore era Piero Marrazzo con Luigi Nieri assessore al bilancio. Nessuno ci ha mai risposto.
IN MANO ALLA FINANZA SPECULATIVA
Nel 2014 il Ministero dell’economia e finanze pose una condizione al governatore Zingaretti, che chiedeva aiuto per salvare il bilancio regionale: lo Stato si sarebbe accollato la rinegoziazione di vecchi mutui e l’acquisto di obbligazioni a patto che nei contratti non vi fossero prodotti finanziari derivati.
In pratica, senza quelle pericolose e subdole scommesse finanziarie, spesso “giocate” nei mercati non regolamentati, più rischiosi della borsa: prendono il debito che hai con loro, lo reimpacchettano e lo rivendono, con tassi variabili che possono mandarti a gambe all’aria. Oggi confermiamo che ad incassare la barca di soldi generata da questa operazione sarà ancora una volta la finanza speculativa internazionale (la stessa che ha creato la crisi economico-finanziaria del 2008), che ancora oggi domina i fantomatici “mercati” del credito.
E sicuramente non tutte le strutture coinvolte nell’operazione torneranno ad essere quelle di una volta. Alcune in particolare non hanno oggi un futuro, anche se stiamo pagando fior di quattrini per riscattarle. Ma quali sono le strutture finite in questa spirale perversa?
Nessuno ve le ha mai dette. 12 si trovano a Roma, eccole: ospedali Nuovo “Regina Margherita”, “Sandro Pertini”, C.T.O. Alesini – Via Nemesio, Sant’Eugenio (vecchio padiglione), Istituto superiore di odontoiatria “George Eastman”, l’IPAB – Presidio Integrato “Opera Pia Santa Caterina della Rosa”, i poliambulatori di via Bresadola, l’ex Sant’Agostino, quello in via San Zaccaria Papa e quello a Lungotevere della Vittoria. Tutte strutture riscattate, cioè tornate di proprietà delle Asl.
Ancora da riscattare risultano: gli ospedali Grassi di Ostia (per il quale non si trovano i soldi per la Casa Maternità), l’ex ospedale “San Giacomo”, chiuso nel 2008, e il poliambulatorio in via Tenuta di Torrenuova.
IL GIOCO DELLE TRE CARTE
Quella che per i comuni mortali è una operazione di strozzinaggio, nel linguaggio della finanza moderna si chiama “sale and lease back”: si tratta di una presunta vendita, che andrebbe iscritta nei bilanci delle ASL e della Regione come entrata, alla quale però è abbinato un affitto di riscatto trentennale che andrebbe iscritto come uscita e quindi a somma zero. Ma così non è stato. Lo ha evidenziato la relazione della Corte dei Conti, a firma dei magistrati Aldo Carosi e Maria Teresa D’Urso, approvata con delibera n. 22/2009/G. Già all’epoca la Magistratura contabile aveva evidenziato l’insostenibilità finanziaria dell’operazione e che la stessa poteva “essere assunta ad archetipo di evento produttivo di squilibri strutturali di bilancio, dal momento che, fin dall’inizio, essa non presentava la creazione di alcun valore attivo, in grado di bilanciare la grave diminuzione patrimoniale conseguente alla vendita di tutti gli ospedali del Lazio. Per di più, tale irragionevole operazione veniva perseguita al fine di coprire deficit pregressi con una evidente ed intrinseca connotazione patrimoniale negativa”. Insomma, una folle scommessa senza vantaggi per le casse pubbliche e la collettività. Un cappio al collo.
BILANCI AGGIRATI
Tra l’altro, sempre secondo la Corte dei Conti, si era trattato di una manovra che eludeva gli obblighi di bilancio. La cosa non si poteva fare perché c’erano di mezzo i costi legati ai pericolosi prodotti finanziari derivati, i quali, proprio a causa della loro indeterminatezza, erano impossibili da calcolare.
La Regione Lazio, inizialmente con la Giunta Badaloni (centro-sinistra) e poi molto più corposamente con la Giunta Storace (centro – destra) ha fatto da apripista per questo tipo di operazioni. Le conseguenze, con ospedali chiusi e migliaia di posti letto tagliati, le stiamo pagando oggi in pieno periodo di Covid 19, ma le continueremo a pagare pesantemente anche nei prossimi anni. E anche questa drammatica conseguenza è stata evidenziata in modo netto dalla Corte dei Conti nel suo ultimo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica. Durante la pandemia “la mancanza di un efficace sistema di assistenza sul territorio ha lasciato la popolazione senza protezioni adeguate”.
Così scrivono i giudici contabili, sottolineando la continua e imponente sottrazione di risorse per far quadrare i bilanci regionali, che aggiungono: “L’insufficienza delle risorse destinate al territorio ha reso più tardivo e ha fatto trovare disarmato il primo fronte che doveva potersi opporre al dilagare della malattia”.
IL CONTO SALATISSIMO
Due anni fa la Giunta Zingaretti ha compiuto una parziale ristrutturazione del debito San.Im. In cambio dell’emissione di nuovi titoli, che scadranno nel 2043, sono state riacquistate 2 delle 5 tranche di debito emesse nel 2003: sono così rientrate nel possesso delle ASL 17 strutture sanitarie, ma altre 31 restano ancora nel meccanismo infernale creato quasi vent’anni fa.
Il lieve risparmio ottenuto deve però essere confrontato con il costo già pagato sui prodotti finanziari derivati, che allo stato attuale risulta sconosciuto. E già questo è molto strano e assurdo per una democrazia.
Un pagamento del genere, per circa 70mila euro, è stato effettuato dalla Regione ancora a settembre dello scorso anno. In sostanza ci sono da pagare ancora 26 rate semestrali, per un totale di quasi 800 milioni. Con quelle pagate quest’anno una minima parte (11 milioni su 40) se ne andrà per il capitale preso in prestito dalla Regione Lazio, mentre il resto se ne andrà per interessi.
Tirando le somme in base ai bollettini mensili prodotti in tutti questi anni dall’Osservatorio del Debito della Regione Lazio, il costo totale attuale per rientrare in possesso di tutte e 49 le strutture sanitari dell’operazione San.Im. arriva a 3 miliardi, sperando che da qui alla scadenza “andrà tutto bene”.
Roberto Lessio e Francesco Buda
Le strutture finite nella spirale San.Im.
Sul sito della Regione Lazio non esiste alcuna informazione al riguardo. Mancano 12 delle 49 strutture finite nell’operazione San.Im. perché mancano informazioni del patrimonio immobiliare delle ASL RM5 e Viterbo. Elaborazione dati de “Il Caffè”.
Roma – Ex Ospedale San Giacomo – Da riscattare
Roma – Poliambulatorio Via Tenuta di Torrenuova – Da riscattare
Roma – Nuovo osp. “Regina Margherita”- Riscattato
Roma Istit. Sup. Odontoiat. “George Eastman” – Riscattato
Roma – Ospedale “Sandro Pertini” – Riscattato
Roma – Poliambulatorio a Bresadola – Riscattato
Roma – Ospedale C.T.O. Alesini – Riscattato
Roma – Sant’Eugenio (vecchio padiglione) – Riscattato
Roma – IPAB Opera Pia Santa Caterina della Rosa – Riscattato
Roma – (Ostia) Ex Ospedale Sant’Agostino – Riscattato
Roma – Poliambulatorio San Zaccaria Papa – Riscattato
Roma – Poliambulatorio Lungotevere della Vittoria – Riscattato
Marino – Ospedale San Giuseppe – Riscattato
Frascati – San Sebastiano – Da riscattare
Rocca Priora – Ospedale Cartoni – Da riscattare
Albano Laziale – Ospedale San Giuseppe – Da riscattare
Velletri – Ospedale Paolo Colombo – Da riscattare
Anzio – Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno – Da riscattare
Valmontone – Ospedale Vittorio Emanuele III – Riscattato
Subiaco – Ospedale A. Angelucci – Riscattato
Alatri – Ospedale San Benedetto – Da riscattare
Cassino – Ex Ospedale De Bossis – Da riscattare
Ceccano – Ex Osped. Santa Maria della Pietà – Da riscattare
Pontecorvo – Ospedale P. Del Prete – Riscattato
Amatrice – Ospedale F. Grifoni – Da riscattare
Magliano Sabina – Ex Ospedale – Da riscattare
Rieti – Ambulatorio CSM-SERT – Da riscattare
Rieti – Poliambulatorio e uffici Asl via Matteucci – Da riscattare
Viterbo – Ospedale Belcolle – Riscattato
Acquapendente – Ospedale Civile – Riscattato
Latina – Poliambulatorio e uffici Asl piazza Celli – Da riscattare
Fondi – Ospedale San Giovanni di Dio – Da riscattare
Formia – Ospedale Dono Svizzero – Da riscattare
Gaeta – Ospedale Di Liegro – Da riscattare
Sezze – Ex Ospedale San Carlo – Da riscattare
Priverno – Ospedale civile – Riscattato